VISITA GUIDATA del 3 febbraio 2019
“Roma: i mercati traianei”
A cura della Dott.ssa Magda Vuono
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Una breve pausa della pioggia caduta incessante nelle ultime settimane di questa anomala stagione ha consentito ad un “coraggioso” gruppo di nostri Soci di visitare con tutta tranquillitài cosiddetti “Mercati traianei” che costituiscono una delle più grandiose strutture monumentali lasciateci in eredità dalla Roma antica.
Organizzatrice e guida dell’iniziativa è stata l’archeologa Magda Vuono che da tempo opera con particolare dedizione nell’ambito del Gruppo Archeologico del Castello di S.Severa. (GATC).
Nel presentarsila dott.ssa Magda ha espresso, con evidente coinvolgimento emotivo, l’auspicio di riuscire a suscitare nei presenti nel corso della visita “quell’amore a prima vista” che l’appassionò quando, con occhi di bambina, ebbe l’opportunità di osservare per la prima volta l’imponente struttura.
I mercati di Traiano, ha continuato avviando la visita, fanno oggi parte topograficamente e concettualmente di un “sistema urbanistico”, che comprende i Fori realizzati da Cesare (46 a.C.), Augusto (2 a.C.), Nerva (97 d.C.) e Traiano (112/113 d.C.) cui si aggiunge il tempio della Pace (realizzato nel 75 d.C.).
La nostra visita ha riguardato essenzialmentela struttura del “mercato traianeo” edificata, contemporaneamente all’omonimo Foro, agli inizi del II secolo d.C,, su una vasta area ricavata dal colossale sbancamento a gradoni delle pendici del colle Quirino. Una struttura grandiosa per dimensioni e complessa per articolazione. E’separata dal sottostante Foro da una strada basolata e presenta una forma semicircolareparticolarmente efficace nel prevenire l‘eventuale scivolamento del terreno retrostante che ben si armonizza con l’analogo andamento dell'esedra del sottostante Foro.
Per quanto attiene la data dell’edificazione – ha precisato la nostra guida- sembra che essa risalga, sulla base di alcuni bolli laterizi, al periodo dell’Imperatore Traiano, sebbene non sia da escludere che il progetto fosse già stato concepito sotto Domiziano, alla cui epoca potrebbe essere attribuito almeno l'inizio dei lavori di sbancamento della collina.Peraltro non si hanno dubbi sul nome dell’architetto progettista, Apollodoro di Damasco, amico e apprezzato collaboratore di Traiano in tutto il corso delle sue campagne militarie artefice della costruzione di altrettante possenti opere quali il ponte sul Danubio ed il Porto di Centumcellae.
Il monumentale complesso, che in origine si estendeva ben oltre i limiti dell'attuale area, era destinato principalmente a sede delle attività amministrative collegate ai Fori Imperiali, e solo in misura limitata ad attività commerciali, che forse – considerate le ridotte dimensioni dei tanti locali che si affacciano sul Foro- si svolgevano presumibilmente negli ambienti aperti ai lati delle vie interne.
Nell’impossibilità di visitare per mancanza di tempo l’intero complesso e per non affaticare eccessivamente i componenti del gruppo, il percorso di visita organizzato dalla nostra guida si è limitato a comprendere alcune sale del piano terra, tra cui la “grande aula” e nel piano superiore le sezioni museali dedicate al Foro di Cesare, al tempio di Marte Ultore e ai portici del Foro di Augusto per poi raggiungere il caratteristico e panoramico Giardino delle Milizie che prende nome dall’ imponente torre che su di esso incombe.
Dal giardino si è passati alle terrazze panoramiche per apprezzare dall’alto quanto rimane del Foro di Traiano e dell’intero comprensorio archeologico che spazia dall’altare della Patria sino al Palatino e al Colosseo. Dopo una prolungata osservazione dei dettagli di tanta bellezza che testimonia l’amore per il bello e soprattutto l’abilità tecnica dei nostri antenati, nel piano sottostante si è colta l’opportunità di accedere nelle due sale di testata ai lati del Grande Emiciclo nelle quali sono raccolti i marmi provenienti dai portici e dalla Basilica Ulpia del Foro di Traiano. In ultimo si è visitata l’ampia cisterna cinquecentesca sullecui pareti sono esposte nell’ordine stabilito da Dressel un numero considerevole di anforedi ogni tipologia un tempo utilizzate per il trasporto di vino, olio edaltro. Una di esse in particolare ha monopolizzato l’attenzione del visitatori per il fatto che, a quanto è stato detto, costituisce la tipologia prevalente tra quelle che, esaurita la loro funzione, hanno contribuito a dar vita al cosiddetto “monte dei cocci” del Testaccio.
Tornati all’ingresso del Museo e tributato un sentito ringraziamento alla nostra gentile guida il gruppo si è sciolto dopo aver auspicato un nuovo incontro per proseguire la visita dei Fori Imperiali.
3 febbraio 2019
Pierluigi Saladini