Premessa
La miopia delle amministrazioni che hanno governato la nostra città dal 1800 in avanti e le ripetute incursioni aeree del 2° conflitto mondiale hanno provocato la scomparsa quasi totale delle testimonianze tra le più significative della sua evoluzione edilizia e dell’arte fortificatoria. Vedasi la mancata ricostruzione della chiesa di Santa Maria, dell’arsenale del Bernini, della Rocca, l’abbattimento della cinta bastionata e delle sue monumentali porte d’ingresso). Il tutto sostituito da una edilizia civile scialba, dalle presenza di ingombranti centrali elettriche e da un porto privato delle sue strutture antiche più significative.
La città romano-imperiale
Le prime opere difensive della Centumcellae dell’’Imperatore Traiano furono probabilmente edificate su sollecitazione dell’Imperatore Adriano (117-138 d.C). Si trattava di una robusta cinta muraria che “ancora al tempo della guerra tra goti e bizantini (535-5538) doveva essere ben possente”
Pur sottoposte a continui restauri - l’ultima volta per iniziativa di papa Gregorio III° tra il 731 ed il 735 - queste mura finirono con il mostrare la loro inadeguatezza quando nell’813, subirono l’assalto di un contingente di Saraceni che dopo aver saccheggiato la Corsica, deviò dalla sua rotta per raccogliere un ulteriore bottino.
In una successiva incursione effettuata forse tra l’ 828-829, gli assalitori occuparono la città e ne fecero la loro base per saccheggiare il territorio circostante (l’abbazia di Santa Maria del Mignone potrebbe essere stata distrutta in quell’occasione).
Qualche anno più tardi e cioè nell’846, Centumcellae, forse distrutta e spopolata, ricevette ancora una volta la visita dei pirati saraceni diretti questa volta a Roma che grazie alle sue possenti mura aureliane resistette sino all’arrivo dei longobardi del duca Guido da Spoleto che ricacciò indietro gli assalitori dopo averli battuti in prossimità dell’abitato romano di Lorio sull’Aurelia (oggi Castel di Guido dal nome del Duca cui il territorio fu successivamente assegnato come ricompensa).
Tre anni più tardi un’altra flotta saracena tentò di riprendere terra a Ostia per ripetere l’incursione su Roma, ma fu distrutta da una flotta cristiana particolarmente agguerrita. Fu forse in quel contesto di ritrovata sicurezza che Papa Leone IV° decise di costruire, a circa 12 miglia dal mare, un borgo fortificato per i profughi di Centumcelae che da tempo vagavano sulle vicine colline. Il Borgo fu chiamato Leopoli, in onore del Papa che lo aveva edificato mutato poi in Cencelle dai profughi in ricordo della loro città d’origine.
Quando attenuatosi il pericolo saraceno nell’889 fu possibile riprendere il possesso della vecchia Centumcellae, il Papa Stefano VI° ne avviò la ricostruzione incominciando dall’edificazione di una rocca a protezione del porto e soprattutto della sua darsena.
Con il tempo intorno a questa Rocca crebbe un borgo che fu chiamato Civitas Vetula che fu protetto da una cinta muraria che secondo i canoni dell’epoca fu merlata, intervallate da torri ed incernierate ai vertici da 4 torrioni, uno dei quali è ancora visibile all’angolo tra via Colle dell’ulivo e via Dannunzio nella zona di piazza Saffi.
Nei secoli successivi queste mura furono ristrutturate a più riprese dai papi Nicolò V° nel 1447, Callisto III° tra il 1455 e il 1458 , Pio II° tra il 1459 ed 1468 in modo da assolvere al meglio la loro funzione difensiva.
Si trattava comunque di interventi su strutture vecchie e di concezione sempre meno attuale. A tal proposito dice il Vasari “ …non di rabberciare muraglie castellane né di tirar su rocche vecchie o nuove; ma di stabilire fortificazioni permanenti intorno alla città…” (da Padre A. Guglielmotti Storia delle fortificazioni delle spiagge romane).
Fu comunque necessario attendere l’elezione di Papa Giulio II°(1503-1513), per avviare la costruzione di più moderne fortificazioni della città.
Stato dell’arte alla vigilia della costruzione di nuove fortificazioni
L’introduzione delle armi da fuoco nel XIII° sec. (si trattava all’inizio di armi rudimentali costruite in ferro cerchiato e sostanzialmente più pericolose per chi le usava che per il nemico) modificò radicalmente l’arte fortificatoria nella seconda metà del XV° secolo raggiunse un elevato livello di efficienza ispirandosi ai seguenti canoni:
- abbassamento delle torri a livello delle mura;
- abolizione di tutte le sovrastrutture (merli, caditoie e piombatoi) che da elementi di forza erano diventati elementi di pericolo in quanto quando colpite provocavano schegge che mietevano i difensori (rimasero comunque come strutture d’abbellimento dei castelli);
- sostituzione delle vecchie torri con torrioni (o baluardi) sporgenti dalle mura per 2/3 per effettuare il fuoco di fiancheggiamento);
- notevole ampliamento del vecchio;
- mura accresciute di spessore e quanto più possibile sfuggenti. “siano le mura fuggitive alle percosse” scriveva l’architetto militare Giogo Martini
- inserimento delle mura in un sistema a cortine e baluardi e poi nell’ordine bastionato.
A questi canoni, quando si resero disponibili le risorse finanziarie necessarie ( in gran parte provenienti dalla vendita dell’allume), si ispirò il progetto strategico di difesa in grado di integrare una robusta difesa statica all’azione di pattugliamento della costa con naviglio di nuova costruzione. Per attuare questo progetto furono scelte Civitavecchia ed Ancona. Per quanto attiene Civitavecchia la costruzione della fortezza fu affidata al Bramante, architetto civile e militare della corte pontificia, che la disegnò con una base rettangolare di 100x82 mt ed un perimetro di circa 450-464 mt che ben poche fortezze dell’epoca possedevano. Ai vertici del rettangolo furono previste 4 grossi torrioni sporgenti.
La sua fronte principale affaccia all’interno del porto e comprende una porta e un “Mastio” ottogonale di 12 mt per lato e 7 mt. di spessore.
La prima pietra dell’opera fu posta il 14 dic. 1508 da papa Giulio II° e i lavori di costruzione, su progetto di Donato Bramante, si protrassero per 14 anni sino al sino 1522 diretti inizialmente dallo stesso progettista e successivamente da Antonio da Sangallo e Michelangelo Buonarroti che provvide a completare il Mastio.
Il 23 aprile del 1535 (a 27 anni dalla posa della prima pietra) Papa Paolo III° Farnese venne a Civitavecchia per ammirare l’opera finalmente compiuta che il Guglielmotti definì poi “Edificio di elegante maestà e di severa robustezza …ugualmente lontano dalla aridità delle opere precedenti e dalla bizzarria delle seguenti”.
Era certamente vero anche se purtroppo nel frattempo l’arte fortificatoria aveva fatto ulteriori passai avanti rendendo l’opera superata.
L’Ordine bastionato
Quando si decise di costruire una cinta fortificata a protezione della città e del suo porto lo stato dell’arte per tale tipo di opere aveva abbandonato le realizzazioni di mura in pietra giudicate non più in grado di resistere alle nuove armi da fuoco. Per merito soprattutto di architetti italiani quali Giorgio Martini, Giuliano da Sangallo il giovane e Micheli Sammicheli da Verona si optò per una nuova struttura costituita da cortine (mura) e baluardi (torrioni) più larghe, ma meno alte delle vecchie mura e per giunta più economici da realizzare in quanto costruiti in terra mista a fascine più in grado di resistere alla forza d’urto dei nuovi proiettili in ferro.
I lavori ebbero inizio nel 1515 cioè quando ancora si stava lavorando alla edificazione della fortezza. Per prima cosa fu tracciato lo scavo previsto per il fossato e la terra di riporto ricavata fu accumulata subito dietro ed imbastita con fascine per realizzare le cortine ed i bastioni.
Al rivestimento delle opere così realizzate si diede il via due anni dopo e si protrassero a lungo tanto che non erano ancora ultimate quando nel 1535, cioè 20 anni dopo, Papa Paolo III° venne ad ispezionarle.
Fu Papa Giulio III° ad imporre l’accelerazione ai lavori che furono portati a compimento nel 1554 ( con l’eccezione del tratto tra gli ultimi due bastioni che fu realizzato nel 1560 dal capitano-ingegnere Lavarelli).
Circa 20 anni dopo la realizzazione della cinta bastionata si diedero inizio ai lavori per la costruzione delle opere esterne che secondo i canoni dell’epoca avrebbero dovuto proteggere la cinta primaria (Papa Gregorio XIII° venne ad ispezionare i lavori nel 1574).
L’arch. Incaricato fu Francesco Paciotto da Urbino.
Le opere consistettero nella realizzazione davanti a tutte le cortine, con l’eccezione di quella fronte a mare, di un “rivellino” semplice ed uno triplo davanti alla cortina a fianchi doppi.
Oltre ai rivellini tra i salienti degli ultimi due baluardi che erano considerati “deboli” fu costruita tra il 1627 ed 1630 una ampia “opera a corno” protetta anche questa da un rivellino centrale. ( Papa Urbano VIII° la commissionò a Pierpaolo Floriani da Macerata). Si trattava in pratica di un grosso rettangolo di 220 X 200 mt costituito da una cortina centrale delimitata da due mezzi bastioni e due ali (aloni ) di collegamento con la cortina retrostante (l’area occupata coincide in pratica con quella dell’attuale ghetto).
Altre opere militari realizzate a corollario delle fortificazioni furono:
- la muraglia merlata che divideva e divide il porto dalla città attualmente visibile sul lungoporto Gramsci (commissionata da papa Urbano III° nel 1634);
- la palazzina del Comando della Piazza (oggi ospita il museo nazionale) fatta edificare nel 1764 da Clemente XIII°;
- la caserma del Presidio (ospita oggi il Comando della Guardia di Finanza) fatta edificare nel 1776 da Pio VI°.
Mura francesi
Sul finire del 1700 la città di Civitavecchia conobbe uno sviluppo economico conseguente essenzialmente al potenziamento delle attività portuali (commercio dell’allume e porto franco). Al miglioramento dell’economia corrispose un notevole incremento della popolazione che raggiunse i 10.000 abitanti e una espansione edilizia che richiese nuovi spazi. Per soddisfare queste esigenze fu occupata inizialmente l’area “dell’opera a corno” posta a difesa della Porta Romana nell’intento di ospitarvi una comunità ebraica da richiamare da Livorno per dar vigore al commercio cittadino (progetto poi accantonato).
Per proteggere questa nuova area di espansione edilizia Papa Pio IX ritenne opportuno far realizzare una cinta muraria per la cui messa in opera ”con minor spesa e più celermente” si resero disponibile le truppe francesi che presidiavano la città agli ordini del Prefetto Gen. Conte Agostino de Goyon.
L’opera iniziava dal Forte Michelangelo, costeggiava per circa un Km. il litorale quindi piegava lungo l’attuale Viale Baccelli per congiungersi al quinto bastione della cinta del Sangalli. La costruzione fu completata in due anni ed inaugurata nel 1859, XIV anno del pontificato di Pio IX. Attualmente del suo originale andamento rimane il lungo tratto che costeggia il litorale ed alcuni tratti del percorso a monte. Il resto è stato distrutto o inglobato in moderne costruzioni.
A ricordo di questa opera esiste una lapide in latino che il prof. Giovanni Insolera ha riportato nella sua pubblicazione “Iscrizioni e stemmi Pontefici nella storia di Civitavecchia”
Demolizione delle Fortificazioni.
Con il trascorrere degli anni le fortificazioni costruite con tante fatiche incominciarono ad essere ritenute d’impedimento alla crescita della città e dunque meritevoli d’essere abbattute. La prima decisione in tal senso fu presa verso la fine del XVIII° sec. da Papa Innocenzo XII° che ritenne di dar spazio alla città in crescita rendendo disponibile, come già detto, l’area dell’opera a corno per la realizzazione di un nuovo borgo. Nel 1835 Papa Gregorio XVI° per favorire il collegamento del borgo alla città ordinò la demolizione della cortina tra il 6° e 7° bastione e quindi della stessa porta romana.
Nella seconda metà dell’800 l’esigenza di ulteriore spazio sollecitò nuovi abbattimenti. Dapprima nella parte sud-est , poi a nord-ovest dove sorgevano i fianchi doppi che erano stati il fiore all’occhiello della realizzazione del Sangallo.
Nel 1884 in pratica l’intera cinta bastionata aveva ceduto il passo a nuove costruzioni civili. Il resto lo fecero i devastanti bombardamenti della 2^ G.M. e coloro che chiamati a governare la città nel dopoguerra non intuirono le potenzialità turistiche di una città che a ragione poteva essere definita “un museo all’aperto”. .
Su un tratto di cortina ancora esistente proprio davanti al Comando dei Carabinieri una lapide riporta queste parole:
QUI
ANTONIO DA SANGALLO NEL MDXV (1515)
ERESSE IL PRIMO BASTIONE A DOPPI FIANCHI
FU DEMOLITA L’OPERA INSIGNE NEL MDCCCLXXXIV (1884)
PER MUTATE ESIGENZE DI DIFESA
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Pierluigi Saladini
Ottobre 2022